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30 aprile 2025

La sericina come vettore per farmaci

Quando pensiamo alla seta, immaginiamo tessuti lussuosi e morbidi al tatto. Difficilmente la associamo alla prossima frontiera della farmacologia avanzata. Eppure, nascosta tra le fibre del bozzolo del baco da seta, la sericina risulta essere uno dei biomateriali più promettenti nel campo dei sistemi di rilascio controllato di farmaci. Una vera e propria metamorfosi scientifica, non meno sorprendente di quella che trasforma un bruco in farfalla.

Da scarto tessile a biomateriale d'avanguardia

Per secoli, la sericina è stata letteralmente lavata via durante il processo di degommaggio della seta, finendo negli scarichi come rifiuto industriale. Un destino ingrato per una molecola dalle potenzialità straordinarie. Solo negli ultimi vent'anni i ricercatori hanno cominciato a guardare con occhi diversi questa proteina, scoprendo un tesoro biochimico dalle caratteristiche uniche.

La sericina non è una semplice proteina, ma un complesso mosaico molecolare. Con un peso che varia dai 10 ai 400 kDa, la sua struttura è dominata da un impressionante 30% di serina, un amminoacido che le conferisce una straordinaria idrofilicità. È proprio questa abbondanza di gruppi polari a renderla così speciale come vettore farmaceutico. Una molecola capace quindi di legarsi tenacemente all'acqua ma anche di interagire con composti idrofobici, come un diplomatico molecolare che parla fluentemente lingue diverse. In laboratorio, la sericina rivela il suo carattere versatile: si può trasformare in film sottili, idrogel porosi, microsfere o nanoparticelle semplicemente modificando le condizioni di processo. È come avere a disposizione un materiale che si può scolpire in infinite forme, ciascuna con proprietà specifiche per diverse applicazioni farmaceutiche.

Un abbraccio molecolare che protegge e rilascia

Ciò che rende la sericina particolarmente affascinante è il modo in cui abbraccia le molecole bioattive. Non si tratta di un semplice contenitore passivo, ma di un partner attivo che interagisce con i farmaci attraverso una complessa coreografia molecolare. La sua struttura primaria, ricca di amminoacidi polari come serina, acido aspartico e treonina, crea una superficie carica negativamente a pH fisiologico. Questa caratteristica le permette di interagire elettrostaticamente con farmaci carichi positivamente, come molti antibiotici e peptidi terapeutici. Ma non finisce qui: le regioni idrofobiche della proteina possono contemporaneamente legarsi a farmaci lipofili, creando un ambiente protettivo che li scherma dalla degradazione prematura.

Un recente studio pubblicato sul Journal of Biomaterials Science ha rivelato come questo abbraccio molecolare sia in grado di modificare significativamente il profilo di rilascio della curcumina, un composto notoriamente problematico per la sua scarsa biodisponibilità. Le nanoparticelle di sericina hanno aumentato di oltre dieci volte la solubilità apparente della curcumina e prolungato il suo rilascio da poche ore a diversi giorni, un risultato che apre prospettive terapeutiche completamente nuove per questo potente antinfiammatorio naturale.

Arsenale terapeutico e casi studio

L'oncologia è forse il campo in cui questa straordinaria molecola sta dimostrando il suo potenziale più dirompente. Il gruppo di ricerca della professoressa Kundu in India ha sviluppato un sistema di nanoparticelle di sericina caricate con doxorubicina che ha mostrato risultati sorprendenti. Non solo il sistema ha aumentato l'accumulo del farmaco nelle cellule tumorali di oltre il 40% rispetto alla doxorubicina libera, ma ha anche ridotto drasticamente la cardiotossicità, l'effetto collaterale più temuto di questo chemioterapico.

È come se la sericina fornisse al farmaco un passaporto preferenziale per entrare nelle cellule tumorali, proteggendo al contempo i tessuti sani. La chiave di questo fenomeno risiede nella capacità della sericina di sfruttare l'effetto EPR (Enhanced Permeability and Retention), un processo che consente alle nanoparticelle di accumularsi preferenzialmente nei tessuti tumorali grazie alla loro vascolatura anomala e al drenaggio linfatico compromesso.

Nel campo delle malattie infettive, un team dell'Università di Bologna ha recentemente sviluppato film di sericina impregnati con ciprofloxacina per il trattamento di infezioni cutanee croniche. La peculiarità di questo sistema è la sua risposta intelligente al microambiente infettivo, ossia, in presenza di enzimi batterici, la matrice di sericina si degrada più rapidamente, accelerando il rilascio dell'antibiotico proprio quando è più necessario. Un esempio perfetto di sistema di rilascio intelligente che risponde a stimoli patologici specifici.

Come la sericina viene trasformata in vettore farmaceutico

La preparazione di sistemi di rilascio basati sulla sericina non è un lavoro banale e richiede un controllo preciso delle condizioni operative. Tipicamente, questa molecola viene estratta, come sappiamo, dai bozzoli mediante trattamento idrotermico controllato. Il processo è molto delicato e può influenzare significativamente le proprietà finali del biomateriale.

Per ottenere nanoparticelle di sericina, i ricercatori utilizzano principalmente due approcci: il metodo di desolvatazione, che prevede l'aggiunta di un non-solvente a una soluzione acquosa di sericina, e la tecnica dell'elettrospray, che consente di ottenere particelle con dimensioni estremamente uniformi. La dimensione delle particelle, che può variare da 50 a 500 nm, è un parametro critico che influenza direttamente la cinetica di rilascio del farmaco e la sua biodistribuzione.

La fase più delicata è probabilmente la stabilizzazione delle strutture. Essendo una proteina idrosolubile, la sericina tende naturalmente a dissolversi in ambiente acquoso, un comportamento questo che limiterebbe drasticamente la sua efficacia come sistema di rilascio prolungato. Per superare questo ostacolo, i ricercatori utilizzano tecniche di reticolazione che creano legami covalenti tra le catene proteiche. L'aldeide glutarica è stata tradizionalmente utilizzata come agente reticolante, ma la sua potenziale tossicità ha spinto verso metodi alternativi come la reticolazione enzimatica mediante transglutaminasi e l'uso di radiazioni UV in presenza di riboflavina, un approccio completamente biocompatibile.

Quando le soluzioni sono innovative

Nonostante l'entusiasmo crescente, il percorso verso l'applicazione clinica dei sistemi a base di sericina è ancora all’inizio del suo cammino. La variabilità intrinseca del materiale di partenza rappresenta un punto particolare da gestire per quanto riguarda la standardizzazione industriale. La composizione amminoacidica della sericina può variare non solo tra specie diverse di bachi da seta, ma anche in base alla loro alimentazione e alle condizioni ambientali. Per affrontare questo problema, alcuni gruppi di ricerca stanno lavorando sulla produzione di sericina ricombinante in sistemi batterici, un approccio che garantirebbe una composizione perfettamente riproducibile lotto dopo lotto. Altri stanno sviluppando metodi di frazionamento che consentono di isolare specifiche frazioni di sericina con proprietà più omogenee.

La stabilità a lungo termine rimane un'altra area critica. Come tutte le proteine, anche questa è soggetta a denaturazione e degradazione nel tempo. Recenti studi hanno dimostrato che l'aggiunta di specifici crioprotettori durante il processo di liofilizzazione può preservare notevolmente la struttura nativa della sericina. Particolarmente promettente è l'uso di trealosio, un disaccaride naturale che forma un guscio vetroso intorno alle proteine, proteggendole efficacemente durante la conservazione a lungo termine.

Personalizzazione e medicina di precisione

La frontiera più eccitante della ricerca sulla sericina come vettore farmaceutico è forse la sua integrazione con tecnologie di medicina personalizzata. La stampa 3D di scaffold a base di sericina, caricati con cocktail di farmaci personalizzati in base al profilo genetico del paziente, non è più fantascienza ma una realtà in fase di sviluppo in diversi laboratori all'avanguardia.

Un’altra visione promettente è quella dell'uso della sericina in combinazione con tecniche di targeting attivo. Funzionalizzando la superficie delle nanoparticelle di sericina con anticorpi o anche peptidi specifici, i ricercatori stanno creando quelli che potremmo definire come missili guidati molecolari capaci di riconoscere e legarsi selettivamente a specifici recettori cellulari. Questo approccio potrebbe dare nuova visione al trattamento di malattie complesse come il cancro, consentendo di concentrare l'azione terapeutica esclusivamente sulle cellule bersaglio.

Una rivoluzione sostenibile nella farmacologia

La storia della sericina racchiude un messaggio potente che va oltre le sue applicazioni farmaceutiche, ossia la possibilità di trasformare uno scarto industriale in una risorsa preziosa per la salute umana. Viviamo in un’epoca in cui la sostenibilità non è più un'opzione ma una necessità, e la sericina rappresenta un esempio virtuoso proprio di economia circolare applicata alla biomedicina. Ogni anno, l'industria della seta produce tonnellate di questa illuminata molecola che finiscono però negli scarichi, creando problemi di inquinamento a causa del loro elevato contenuto proteico. Recuperare questa proteina e trasformarla in sistemi di rilascio farmaceutico avanzati non solo crea valore aggiunto, ma riduce anche l'impatto ambientale di un'industria millenaria.

La ricerca sulla sericina come vettore farmaceutico ci ricorda che a volte le soluzioni più innovative possono derivare da materiali antichi, osservati con occhi nuovi. Come il baco da seta che tesse il suo bozzolo proteggendo la trasformazione che avviene al suo interno, così la sericina potrebbe diventare il tessuto protettivo che trasporta e rilascia i farmaci del futuro, trasformando la nostra capacità di curare malattie complesse con precisione e sicurezza mai viste prima.

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