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13 maggio 2021

Dalla natura al laboratorio: il bozzolo di seta come biomateriale

Secondo alcuni esperti, la struttura del bozzolo di seta si è evoluta nel corso di milioni anni per garantire al baco protezione da predatori, microorganismi e condizioni climatiche e ambientali avverse. Il bozzolo, costituito da un monofilamento di seta lungo circa un chilometro, da un punto di vista prettamente scientifico può essere considerato come un biomateriale naturale composto principalmente da due proteine dalle eccellenti proprietà biologiche, la fibroina e la sericina, che possono essere sfruttate per lo sviluppo di materiali e prodotti innovativi per le più svariate applicazioni.

Studi e pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali riportano i numerosi progressi della ricerca su questi materiali, attraendo un interesse sempre crescente in diversi settori tecnologici. Fra questi, uno dei più promettenti campi di applicazione è certamente rappresentato dal settore biomedicale. Infatti, sebbene l’impiego della seta come filo di sutura in ambito medico-chirurgico sia ormai consolidato da lungo tempo, le interessanti proprietà meccaniche, chimico-fisiche e biologiche della seta hanno recentemente incoraggiato numerosi studi che vedono questo antico materiale tessile protagonista assoluto nello sviluppo di impalcature biologiche per colture cellulari, protesi vascolari, legamenti, matrici per il rilascio di farmaci e medicazioni avanzate volte ad accelerare il processo di guarigione delle ferite.

Grazie alle loro intrinseche proprietà di rigenerazione cellulare, le proteine della seta possono essere impiegate in applicazioni di ingegneria tissutale e medicina rigenerativa, aprendo così nuovi orizzonti alla medicina odierna e alle scienze della vita.